L’​uso dei PROMs: cosa sono e a cosa servono

Autore

 Federico Genovesi

Federico Genovesi

Fisioterapista, Osteopata presso Manchester City FC

L'uso dei PROMs: cosa sono e a cosa servono

La parola PROMs sta per Patient Reported Outcome Measures ed è un tipo di misura molto importante.

proms fisioterapia

Attraverso l’utilizzo di questi semplici e validati questionari, chiunque si occupi di sistema di movimento è in grado di capire, in misura abbastanza precisa, il punto di vista soggettivo del paziente riguardo al suo stato funzionale associato al suo problema.

Come descritto nella definizione di Evidence Based Practice, uno dei 3 requisiti da tenere sempre in considerazione è il parere del paziente sul trattamento e sull’evoluzione della riabilitazione: i PROMs, rispetto a questo punto, rappresentano senza dubbio lo strumento migliore e più riproducibile per poter richiedere il parere del paziente.

Come vantaggio, ci offrono la possibilità di vedere questo parere sotto forma numerica, confrontandolo con misurazioni precedenti o successive.

Ogni professionista che si occupa di Sistema di movimento, dovrebbe tenere in considerazione i PROMs e proporli ai propri assistiti ad intervalli di tempo random per essere certi che il trattamento stia andando nella giusta direzione. Ovviamente questo non deve essere l’unico indicatore utilizzato per valutare l’efficienza – o meno – di un piano di trattamento, ma questi dati dovrebbero essere analizzati insieme ai dati oggettivi provenienti da misurazione, e ai dati rilevati attraverso le nostre valutazioni soggettivi.

I tipi di PROMs

Esistono PROMs per ogni regione corporea, alcuni sono specifici per determinate patologie, come quelli proposti dal Victorian Institute of Sport Assessment (VISA) riguardo alla tendinopatia Achilea, alla tendinopatia rotulea e alla tendinopatia inserzionale prossimale degli hamstring.

Altri PROMs si riferiscono esclusivamente a specifiche regioni (Ginocchio, anca, spalla, etc.) sebbene alcuni di questi siano più indicati per patologie degenerative (come ad esempio l’HOOS o il KOOS) ed altri per specifici infortuni.

Infine esistono PROMs che indagano interi quadranti, dandoci un indice dello stato di funzionalità o di disabilità del paziente, investigando sulle capacità funzionali più generiche e non riferibili esclusivamente ad un singolo distretto.

È sempre importante, una volta analizzati 2 risultati inerenti allo stesso PROMs, considerare il MCID (MINIMAL CLINICALLY IMPORTANT DIFFERENCE) ovvero la minima differenza da superare tra due rilevazioni contigue per considerare un effettivo miglioramento dal punto di vista del paziente e il MDC (minimal detectable change), cioè il margine di errore del PROMs stesso.

Tu utilizzi i PROMs nella tua pratica clinica? E quali utilizzi di più?

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