Action Observation Therapy

Introduzione

Quante volte ci siamo fermati a guardare quei passi di danza o quei ragazzi fare trick di calcio e, tornati a casa, provavamo a imitare ciò che avevamo visto, come se quei movimenti ci fossero rimasti impressi.

La scienza non ci dà torto, infatti, è possibile imparare un gesto motorio soltanto osservandolo e questo grazie a delle cellule speciali: “i neuroni Specchio”.

Questo tipo di apprendimento è possibile anche in persone che hanno subito infortuni o eventi patologici, trasformandosi, in modo più o meno strutturato, in una terapia riabilitativa che prende il nome di: “Action Observation Therapy (AOT)”

 

Una scoperta incredibile

È il 1992, quando un team di scienziati, guidato dal professor G. Rizzolatti, fa il loro ingresso nella storia del mondo delle neuroscienze.

Stavano studiando il comportamento del sistema motorio in un gruppo di macachi durante l’esecuzione di alcuni movimenti, come afferrare del cibo e portarlo alla bocca. Il sistema di registrazione era caratterizzato da elettrodi inseriti nella corteccia premotoria e collegati ad un apparecchio acustico che, una volta ricevuto l’impulso elettrico, era in grado di generare un suono.

Il caso o, per molti, il destino volle che, durante un “break”, uno degli scienziati prenda e poi mangi una delle arachidi messe a disposizione per l’esperimento. È questo l’episodio cruciale; Il team sente un “tac” proveniente dal sistema di rilevazione: i neuroni della regione premotoria F5, del cervello dei macachi, si erano attivati. Com’è possibile che senza essersi mossi si erano accese quelle stesse aree cerebrali attive durante l’esecuzione di un movimento?

Da quel momento si scoprirono i neuroni Specchio, cellule specializzate, attive sia quando il soggetto compie l’azione che quando vede la stessa compiuta da altri.

Più tardi si ottenne la conferma che questi neuroni sono presenti anche nell’uomo e che sono dispersi in più aree cerebrali: corteccia premotoria, ippocampo, lobo parietale, area di Broca ecc. con implicazioni non solo motorie ma anche della sfera emotiva e del linguaggio.

 

I neuroni specchio: a cosa servono?

La loro funzione consiste nel decodificare le caratteristiche dell’atto motorio osservato, generando una rappresentazione interna, non legata all’esecuzione, che consente di interiorizzare determinate sequenze motorie, utili alla realizzazione di un dato movimento. Ciò, spiega come sia possibile l’apprendimento per imitazione, presente nell’uomo fin dalla nascita.

In realtà, oltre la vista, anche altri stimoli sensoriali suscitano la loro attivazione. Infatti, la percezione di un suono, normalmente associato ad una specifica azione, innesca processi che consentono il riconoscimento della stessa. Questo accade quotidianamente, quando sentiamo un foglio di giornale che si strappa o lo sportello di cucina che si apre.

 

AOT: Cos’è? Come funziona?

L’Action Observation Therapy è un metodo di trattamento che basa le sue fondamenta sulla teoria dei neuroni specchio. La metodica altro non consiste che nel mostrare al paziente, “dal vivo” o tramite filmato, un individuo atto a svolgere un compito motorio che vogliamo far apprendere. Il paziente non deve che osservare e osservare quel movimento, più e più volte.

Per essere sicuri che i neuroni target siano adeguatamente stimolati dobbiamo proporre dei gesti funzionali, anche detti “task oriented”, che racchiudono in sé un determinato scopo e fonte di motivazione. Tra questi, sono stati individuati dei compiti che (pare) più di altri, siano in grado di reclutare il maggior numero di neuroni, come: afferrare, mangiare, leggere, scrivere e manipolare un oggetto. Tuttavia, questo non esclude che la terapia non si possa applicare anche, ad esempio, al recupero del cammino.

La AOT non deve essere proposta da sola, ma come supporto alla pratica fisica. La sola osservazione ha vantaggi limitati; dobbiamo ricordarci che lo scopo consiste nel recupero della capacità di realizzare un movimento. Infatti, introdotta all’inizio di un percorso riabilitativo dovrebbe essere integrata e consolidata, il prima possibile, dalla messa in atto. D’altronde la pratica è ben più potente della sola osservazione, che comunque sia risulta essere un processo passivo.

Inoltre, è possibile combinare un’azione osservata ad un segnale acustico. In questo modo, quando è il momento di mettere in pratica quell’esercizio, per associazione, la comparsa di quello stesso stimolo, facilita l’esecuzione. Ad esempio, a video, è possibile far corrispondere ad ogni “inizial contact” della fase del passo un segnale acustico, favorendo, durante la pratica, la corretta ritmicità e cadenza del cammino.


Vantaggi

L’AOT attualmente è uno dei pochi metodi di trattamento basato effettivamente sulla pratica delle evidenze nel campo della Riabilitazione Neurologica, per Ictus, Parkinson e Paralisi Cerebrale Infantili. Tuttavia, è molto utilizzata anche nella Chirurgia ortopedica maggiore e nello Sport, insieme ad un’altra terapia simile: la Motor Imagery.

Tra i vantaggi, è di comune accordo, annoverare il fatto che si tratti di una proposta economica e dal facile impiego. Oltretutto, se proponiamo l’AOT in video, si può prospettare una sorta di tele-riabilitazione da proporre anche durante la terapia a domicilio.

Un altro punto a favore è che può essere proposto a pazienti con ridotte competenze motorie, quindi con paresi o addirittura plegie. Questo perché, almeno in prima istanza, non è richiesto alcun tipo di movimento.


Questioni irrisolte

Non sappiamo ancora tutto su come proporre questo tipo di trattamento: si tratta di una terapia non totalmente standardizzata. Ad esempio, ancora non è stata definita la dose dell’esercizio, ovvero la ripetizione o la quantità adeguata che consenta di strutturare in modo accurato il piano di trattamento. Si pensa soltanto che debba essere fatto per numerose volte.

Non sappiamo se bisogna proporre necessariamente azioni transitive o se invece possiamo proporre anche azioni intransitive. Infatti, sembra che i neuroni specchio siano maggiormente attivati quando l’azione comprende l’interazione con un oggetto. In tal caso, l’utilizzo dovrebbe essere ridimensionato.

Inoltre, in quei pazienti che hanno un disturbo neurologico, non sappiamo se sia più opportuno mostrare modelli sani o con medesime menomazioni.  Nel primo caso, potrebbe presentarsi il problema per cui ciò che viene mostrato appaia troppo distante dalla potenziale prestazione che il paziente possa essere in grado di raggiungere, trasformandosi in uno strumento futile e con un impatto negativo sullo stato motivazionale.

 

Conclusione

L’Action Observation Therapy, come altre terapie o metodi basati sull’apprendimento per imitazione, è molto utilizzato in riabilitazione, spesso senza conoscere quali siano i meccanismi che vi sottendono. Si tratta di una terapia innovativa, da coadiuvare alla pratica riabilitativa e che se usata con criterio può dimostrarsi un ottimo strumento per il fisioterapista, poiché economica, semplice e basata su un razionale solido.

 

Bibliografia

“I Neuroni Specchio – Apprendimento, imitazione ed empatia” di S. C. Solarz; Scoprire le neuroscienze (EMSE, 2022).

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