Concussion: di cosa stiamo parlando?

Autore

 Federico Genovesi

Federico Genovesi

Fisioterapista, Osteopata presso Manchester City FC

Concussion: di cosa stiamo parlando?

In qualità di fisioterapisti sportivi, ci troviamo ad affrontare differenti tipi di infortuni.

Chiaramente, ogni sport presenta un rischio maggiore per determinate lesioni, ma un trauma che accomuna molti sport – in particolare quelli da contatto – è rappresentato dalla concussion.

Vediamo insieme cos’è

Agli inizi della mia carriera, ogni volta che ero a bordo campo, ero spaventato dai trauma cranici perché non conoscevo esattamente la natura degli stessi e il management più adeguato d’intervento.

Quando arrivai in UK 6 anni fa, il Club per cui lavoro mi fece immediatamente frequentare un corso di formazione alla FA (ATMMiF), poiché questa preparazione è un prerequisito essenziale e necessario per presenziare agli allenamenti e alle partite. Uno degli argomenti più trattati del corso è stato proprio il management dei trauma cranici e delle concussion. Da allora, con la giusta conoscenza dell’argomento, la mia paura svanì. 

La concussion (concussione o commozione cerebrale) è un processo patofisiologico complesso cerebrale.

Cause ed effetti di una concussion

Può essere provocato da un trauma diretto al cranio (nel calcio, più spesso, è causato da un testa contro testa) o da una forza impulsiva trasmessa alla testa per via di un trauma da un altra parte del corpo (solitamente la faccia, il collo o il torace).

Tipicamente la concussion determina un rapido esordio di sintomi neurologici a breve durata (che possono prolungarsi per minuti o ore); si possono risolvere spontaneamente e possono includere o meno la perdita di coscienza. Si tratta di un disturbo neurologico funzionale e non di un infortunio strutturale (non sono state riscontrate anormalità agli studi di imaging neurologici). 

Come intervenire

È importante conoscere il management dell’atleta che ha subito una concussion, prima di intervenire.

Si deve partire dal presupposto che qualunque atleta abbia subito un trauma a testa, faccia o collo, potrebbe avere subito anche una lesione strutturale cerebrale o una frattura cervicale. Per questo, il primo intervento dovrebbe essere quello di stabilizzare la Colonna Cervicale con la tecnica del MILS (Manual In line Stabilisation) ed esaminare lo stato dell’atleta attraverso il DRABC :

  • D – Danger: bisogna assicurarsi che non ci siano pericoli ambientali che possano aggravare ulteriormente la situazione dell’atleta
  • R – Response: bisogna valutare lo stato di coscienza dell’atleta attraverso l’AVPU (acronimo: Alert, Verbal, Pain, Unresponsive)
  • A – Airway: bisogna verificare l’apertura delle vie aeree e, in caso di necessità, applicare il Jaw thrust (per evitare la chiusura delle vie aeree da parte della lingua)
  • B – Breathing: bisogna accertarsi che l’atleta respiri adeguatamente e valutare la frequenza respiratoria
  • C – Circulation: bisogna controllare che non ci siano sanguinamenti importanti e valutare la frequenza cardiaca

Chiaramente, in questo rapido assessment non è possibile sapere subito se ci sono stati o meno danni strutturali cerebrali. Bisognerebbe considerare, assieme allo stato di response dell’atleta, alcune caratteristiche cliniche che potrebbero sollevare il dubbio sulla sua presenza:

  • Il meccanismo di infortunio: un impatto ad alta velocità, un trauma contro una parte articolare – come il ginocchio o il gomito – o una caduta da un’altezza importante
  • Immediata o prolungata Perdita di coscienza
  • Evidenza di frattura cranica o Perdita di liquido cerebrospinale da orecchie o naso
  • Chiari deficit neurologici
  • Crisi epilettica
  • Prolungamento e peggioramento dei sintomi (nausea, vomito, deterioramento dello stato di coscienza, visione doppia)

 

In questo caso è necessaria la tripla immobilizzazione cervicale (collare, staffe e straps) e, in caso di sospetta lesione strutturale cerebrale, l’immediato trasporto in ospedale.

Chiaramente non tutte le contusioni craniche rappresentano concussion o lesioni strutturali cerebrali e spesso l’atleta è in grado di riprendere la competizione.

Se non ci sono sospetti di trauma strutturali cerebrali (abbiamo escluso red flags), dovremmo procedere con il management acuto on-field del calciatore, chiamato CRT5 (Concussion Recognition Tool 5): 

  • Maddocks questions 
  • Glasgow Coma Scale
  • Assessment della Colonna cervicale.

Nel caso in cui si sospetti una concussion in seguito a questo assessment on-field, l’atleta dovrà essere estrinsecato dal campo e rivalutato in un ambiente più idoneo in cui sarà necessario escludere la presenza di fratture vertebrali, monitorare costantemente lo stato di coscienza dell’atleta e l’ABC (Airway, Breathing, Circulation) attraverso le line guida dello SCAT5 (Sport Concussion Assessment Tool 5).

Il Return to play dopo una concussion dovrebbe seguire una riabilitazione graduale che prevede 6 fasi, come pubblicato dal Concussion in Sport Consensus Statement.

Le tempistiche richiedono almeno 7 giorni per gli adulti e fino a 21 per gli adolescenti.

Per qualsiasi dubbio o domanda sul trattamento delle Concussion, contattami pure su LinkedIn.

(Nella foto qui sopra, io e Dybala.)

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