GAS model, un modello da applicare al sistema di movimento

Autore

 Federico Genovesi

Federico Genovesi

Fisioterapista, Osteopata presso Manchester City FC

GAS model, un modello da applicare al sistema di movimento

Il GAS model, o General Adaptation Syndrome model, descrive la fisiologica reazione allo stress messa in atto dal corpo e dai suoi sottosistemi in seguito all’applicazione di uno stressor, come ad esempio un allenamento o una competizione.

Come descritto da Selye, il corpo passerebbe attraverso 3 fasi in seguito all’applicazione di uno stimolo, che rappresenta il fattore che destabilizza l’omeostasi del corpo:

La prima fase (fase di shock o di alarm) rappresenta l’iniziale risposta allo stimolo che, nel caso dell’allenamento, corrisponde ad una fatica acuta attesa, a DOMS o a stiffness generalizzata che provoca un decrease della performance.

Se un adeguato recovery (sia in termini di intervento di recupero proposto dai terapisti e preparatori, che in termini di tempo) segue questa prima fase, il corpo entrerà in una fase di resistenza nella quale provvederà al ritorno alla situazione baseline (omeostasi): questa fase rappresenta un adattamento, che assicura che lo stesso stimolo applicato in futuro non destabilizzerà l’omeostasi del corpo allo stesso modo della prima applicazione (ovvero il corpo si adatta a quello stimolo).

Una volta terminata la fase di resistenza, se assicurato un adeguato recupero, accade la cosiddetta super-compensazione (ovvero il passaggio ad un livello superiore a quello baseline) se inserito un nuovo stimolo allenante in questo momento; mentre, se non viene rispettato un adeguato recupero e lo stimolo viene inserito troppo presto, il corpo potrebbe prendere la via del continuum della fatica e arrivare ad una fase di esaurimento (non functional overreaching e overtraining).

Questo, probabilmente rappresenta la fase in cui i guasti meccanici (infortuni da overuse o acuti) avvengono.

Come possiamo monitorare queste fasi?

Lo possiamo fare attraverso test sulla funzione (capacità del paziente e confronto con il suo storico) o attraverso test sulla struttura.

Ad esempio, valutare le disfunzioni somatiche di un predefinito sotto-network anatomico e monitorarle nel tempo per valutarne l’evoluzione, l’adattamento, la super-compensazione o l’esaurimento.

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