The Funnel Approach: la procedura per svolgere un assessment completo

Autore

 Federico Genovesi

Federico Genovesi

Fisioterapista, Osteopata presso Manchester City FC

The Funnel Approach: la procedura per svolgere un assessment completo

Credo che una delle skills fondamentali che un fisioterapista dovrebbe possedere è la capacità di svolgere un’assessment mirato e completo.

La prima cosa che si dovrebbe fare, una volta preso in carico un paziente con sintomatologia, è una dettagliata valutazione. Ognuno di noi, generalmente, personalizza la sua valutazione sulla base delle proprie esperienze e studi, anche se questa valutazione dovrebbe sempre toccare tutti i punti necessari.

Gli step del Funnel Approach

La valutazione cosiddetta Funnel Approach o Broad to Narrow, proposta dal Dr. M.P. Reiman mi ha colpito particolarmente perché è molto completa e offre, per i pazienti con dolore o infortunio, un pathway da seguire che consente di toccare tutti gli step con un ordine preciso.

Primo step: Intervista

La prima visita dovrebbe iniziare con un’intervista: da questa chiacchierata con il paziente, il fisioterapista deve estrapolare e comprendere la storia del paziente e proseguire poi con domande sul motivo attuale di presentazione.

Questa sezione del Funnel Approach dovrebbe includere anche l’utilizzo di PROMs (Patient Reported Outcome Measures). In questo modo, oltre ad avere molte informazioni sul problema e sulla storia del paziente, si ha anche un punto di partenza soggettivo del paziente, che può essere utilizzato per future comparazioni e per valutare l’evoluzione del piano di trattamento.

A mio parere, l’intervista è una parte determinante per il successo terapeutico, anche perché consente di costruire una relazione con il paziente che sembrerebbe rappresentare un fattore importante nell’individuazione del problema.

Cosa estrapolare dall’intervista con il paziente

Le informazioni fondamentali che dovremmo captare dall’intervista e dalla storia del nostro paziente sono:

  • La presenza di potenziali Red Flags (ad esempio un dolore notturno che tiene sveglio il paziente, una storia di cancro con concomitante dolore alla schiena o pelvico, dolore spropositato, fallimento reiterato di trattamenti e dolore non correlato con il movimento);
  • La presenza di potenziali Yellow Flags, l’esordio del dolore, le caratteristiche del dolore.

Secondo step: Osservazione

Successivamente all’intervista dovremmo passare all’osservazione.

L’osservazione, in realtà, potrebbe anche precedere l’intervista, poiché comincia nel momento in cui il paziente entra nello studio. Quello di cui sto parlando adesso è l’osservazione dettagliata post-intervista della postura, del gait e successivamente dei movimenti specifici.

L’osservazione della postura ci potrebbe dare molte informazioni sulle aree disfunzionali, ma è importante comprendere che si tratta di una funzione complessa e che molti di quelle che sembrano disfunzioni sono in realtà adattamenti; per questo è necessario non fermarsi all’osservazione, ma completare l’esame posturale attraverso lo svolgimento di test specifici.

Terzo step: Triage

La fase successiva prevede il Triage: sulla base di quanto osservato e raccolto dall’intervista, se si sospettano Red Flags, si dovrebbe procedere alla performance di test ad alta sensibilità per escludere la presenza di patologie che si dovrebbero riferire immediatamente al medico.

È una fase decisiva della valutazione perché, prima di tutto, non bisogna nuocere ai pazienti.

Quarto step: Test di movimento

Passata la terza fase, si entra più nel dettaglio della nostra professione: si dovrebbero, infatti, performare test di movimento che dovrebbero comprendere AROM (range di movimento attivo), PROM (range di movimento passivo che dovrebbe includere sia i test più grossolani osteokinematici, che quelli più fini artrochinematici), RROM (range di movimento con resistenza).

Questi primi test sono, di solito, seguiti dalla performance di uno screening del movimento (questa è la parte che cambia di più nell’assessment, considerate le tante varianti di pensiero, teorie sul movimento e i tanti test di screening proposti).

I test di movimento ci danno informazioni determinanti su come il paziente si muove e, considerando che il Sistema che trattiamo è il Sistema di movimento, credo sia una parte assolutamente decisiva.

Molti professionisti praticano, inoltre, dei test di forza isometrica (i cosiddetti test muscolari) che danno informazioni molteplici anche sullo stato articolare (per via dei riflessi artrocinetici) e sullo stato radicolare.

Quinto step: Palpazione e Test specifici

In una fase successiva si dovrebbe includere la palpazione alla ricerca di asimmetrie, di tenderness o di deviazioni dal normale stato tessutale e correlarle con i sintomi o i segni manifestati dal paziente nell’intervista.

Infine, dovremmo procedere con la performance di test con alta specificità (quando presenti) che possono dare conferma che il problema del paziente è proprio quello che si sospetta.

Non dovremmo dimenticare l’importanza dello svolgimento di test di performance fisica, soprattutto quando si tratta di atleti. Questi test possono dare un’idea ancor più sicura delle asimmetrie o degli sbilanciamenti del paziente e potrebbero servire come mezzo di comparazione, in seguito all’attuazione di un adeguato piano terapeutico.

E voi seguite questo criterio nella valutazione?

Fatemelo sapere nei commenti!

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